La dispepsia è una patologia frequente, che colpisce il 10-20% della popolazione adulta. Si presenta con dolore, bruciore o fastidio a livello del quadrante centrale e medio dell’addome superiore (specie durante e dopo aver mangiato), associati a un senso di pienezza, pressione gastrica e a volte anche di nausea. La dispepsia porta spesso a conseguenze negative sulla qualità della vita, anche in ambito lavorativo e privato, dato che può presentarsi a ogni spuntino o in occasione dei pasti principali. La maggior parte delle forme di dispepsia è di tipo funzionale, cioè senza riscontro organico ed è causata da alterazioni gastriche, in particolare dall’alterazione della progressione del bolo alimentare all’interno del piccolo intestino e da disturbi del sistema nervoso autonomo, che generano ipersensibilità viscerale.
Come fare la diagnosi di dispepsia?
Per avere una diagnosi accurata di dispepsia è necessario rivolgersi a un medico. Solitamente anche se il medico non sospetta la presenza di gravi patologie, è prassi consigliata una terapia farmacologica della durata massima di otto-12 settimane. A seconda del beneficio apportato, si avrà la conferma dell’esattezza della diagnosi. Se il quadro clinico non è così chiaro e continuano a sussistere dubbi, il medico curante può richiedere degli esami ematochimici, la ricerca del sangue occulto nelle feci o l’esame endoscopico (esofagogastroduodenoscopia), con ricerca dell’Helicobacter pylori. La dispepsia funzionale è un sintomo frequente e normalmente benigno, ma dev’essere osservata molto seriamente se perdura per diverse settimane, specialmente nel caso si abbia anche perdita di peso, inappetenza protratta, vomito, se è presente sangue (ematemesi), dolore durante la deglutizione (disfagia), dolore addominale, toracico, al collo o al braccio sinistro, affaticamento respiratorio (dispnea) o un’eccessiva sudorazione.Dispepsia: cosa mangiare
La dispepsia funzionale è curabile tramite una serie di accorgimenti alimentari e comportamentali. Si consigliano pasti frequenti, semplici e mai abbondanti o elaborati; è meglio evitare cibi grassi o fritti, escludendo anche alimenti che producono facilmente acidità, come il pomodoro o gli agrumi. Inoltre, sono da evitare il caffè, le bevande gasate e gli alcolici; sarebbe anche opportuno evitare di fumare e assumere antinfiammatori, potenzialmente lesivi della mucosa gastrica. Per alleviare il dolore può anche essere utile coricarsi con un paio di cuscini sotto la schiena (mai sotto alla testa). Infine, riuscire a diminuire lo stress, che porta all’iperacidità, migliora sempre la patologia.Fonti
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