Cosa succede se la tiroide non funziona?
Nel caso di disfunzione tiroidea sono compromesse tutte le funzioni dell'organismo: potrebbero insorgere patologie e gravi disordini neuro-cognitivi, in età fetale e neonatale si potrebbero verificare diverse conseguenze, fino ad andare ad incidere sullo sviluppo del cervello. C’è la possibilità che si verifichino due quadri clinici opposti. Il primo è l'ipertiroidismo che riguarda l'aumento della tiroxina prodotta e la relativa accelerazione del metabolismo basale e quindi del consumo energetico. I sintomi principali sono: dimagrimento, tremori, eccessiva sudorazione, stanchezza, insonnia e tachicardia. Il secondo è invece l’ipotiroidismo, dovuto a un'insufficienza degli ormoni tiroidei nei vari tessuti. In questo caso i sintomi principali, in base a età e stile di vita, possono essere l’aumento di peso, la stanchezza, l’astenia, la depressione, la stipsi e un gonfiore definito “mixedema”. La più frequente patologia tiroidea è il gozzo, che porta all’ingrossamento della ghiandola, a causa della riduzione degli ormoni tiroidei e dell'aumento compensatorio dell’ormone tireostimolante (TSH), sino alla formazione di noduli; per questo motivo viene appunto definito gozzo nodulare. Il malfunzionamento della tiroide può comportare tumori, di norma benigni, e altre malattie meno frequenti tra le quali la tiroidite di Hashimoto e alcune malattie autoimmuni.Quali sono le cause e i fattori di rischio?
Iodio e tiroide sono un binomio perfetto, perché da questa sostanza dipende il buon funzionamento della tiroide; la sua carenza non permette alla tiroide di "trattenere" lo iodio necessario alla formazione degli ormoni tiroidei.
Le dosi di iodio consigliate per coprire il fabbisogno giornaliero sono:
- 150 mg per gli adulti;
- 175 mg per le donne incinte e 200 mg per quelle che allattano;
- 90 mg per i bambini fino a 6 anni e 120 mg per quelli in età scolare.
Il corpo umano produce autonomamente dai 20 ai 50 mg di iodio; la restante quantità è da introdurre con l’alimentazione. Il pesce (merluzzo), crostacei, molluschi, l’aglio, i fagioli (anche di soia), i semi di sesamo, gli spinaci, le bietole, le zucchine bianche e le cime di rapa ne sono particolarmente ricchi.
Tuttavia, il modo migliore per integrarlo nel nostro organismo è tramite l’utilizzo costante di sale iodato, in sostituzione del normale sale da cucina (iodoprofilassi).
Fonti
Epicentro, Le malattie tiroidee
https://www.epicentro.iss.it/tiroide/Ministero della Salute, Poco sale e sale iodato.
http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=18Ministero della Salute, Come si può aumentare l’introito di iodio giornaliero? 2015.
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_2073_listaFile_itemName_1_file.pdf